El castillo del Cotoner (en italiano: Castello di Cotone) se encuentra en el extremo norte del término municipal de Scansano (GR). Su ubicación está al norte del castillo de Montepo.
La fortificación fue construida en Plena Edad Media cerca de dos edificios religiosos preexistentes, un campanario y una iglesia.
Inicialmente controlado por los señores del Cotone. Denominados condes de Montorgiali desde el inicio en 1224 de la desvinculación de los feudos Aldobrandeschi que culmina con la constitución del condado de Santa Fiora en 1274.[1]
Hacia mediados del siglo XIV, los ‘’Cotone’’ vendieron el castillo a Siena, junto con el de Montepò; unos años más tarde, el lugar fue disputado entre las familias Tolomei y Salimbeni, antes de que Siena recuperara el control jurisdiccional.
El dominio sienés duró hasta la segunda mitad del siglo XVI, cuando se incorporó la república de Siena al territorio del Gran Ducado de Toscana.
Durante los siglos que siguen, el castillo fue el centro de una comunidad rural, que dado el declive demográfico, sufre un abandono definitivo a mediados del siglo XVIII, cuando los últimos habitantes ultimaron el traslado de toda la población a las cercanas ciudades de Polveraia y Poggioferro.
Tras dicho abandono, el conjunto medieval original sufrió un período de decadencia resultando en la pérdida de numerosos edificios, en estado de ruina.
El castillo de Cotoner es un asentamiento en ruinas, delimitado por los restos de una muralla con una forma triangular; las dimensiones son similares a la ocupación que tienen de los principales pueblos de la provincia de Grosseto .
En correspondencia con el lado este de los muros triangulares, se aprecian valiosos elementos arquitectónicos que probablemente constituyen los restos del antiguo campanario.
En el lado occidental de las murallas hay una puerta que da acceso a la plaza del montículo, donde emergen los restos de muralla de algún otro edificio religioso y los de edificios civiles, entre los que seguramente también estuvo el palacio del señor feudal.
- ↑ Simone M. Collavini (1998). Honorabilis domus et spetiosissimus comitatus: gli Aldobrandeschi da conti a principi territoriali (secoli IX-XIII). Pisa: Edizioni ETS. Consultado el 15 de enero de 2023. «Una chiara contrapposizione tra domini diretti e domini indiretti e notizie sulla loro estensione e distribuzione spaziale emergono solo dalla precisione con la quale nel 1274 gli estensori dell’elenco di beni famigliari operarono una distinzione da tempo già nei fatti. I legami degli Aldobrandeschi con i loro vassalli tardo-duecenteschi risalivano infatti per lo più almeno alla metà del XII secolo, se non addirittura alla fine del secolo precedente. Già sul finire del XII secolo, poi, emerse prepotentemente la centralità dei legami vassallatici nella struttura istituzionale della contea, ma, nonostante che essa sia affermata inequivocamente nei lodi del 1215 e 1216, ancora nell’elenco di beni del 1216 non vi si fece attenzione. Cinque anni dopo, però, Ildebrandino IX, quando ottenne da Federico II un diploma che per il contesto si deve ritenere di sua piena ispirazione, non si fece confermare genericamente i propri beni, secondo il modello degli avi, né volle un dettagliato elenco di signorie, ma accanto ai diritti su Grosseto, fece inserire un elenco di famiglie di vassalli, a riprova della centralità ormai assunta dai legami con i gruppi aristocratici signorili. In seguito l’emergere di un più ristretto gruppo di grandi vassalli aldobrandeschi portò addirittura alla coniazione di un’espressione specifica per designarli, capitanei Maritime, che compare per la prima volta durante la rivolta del 1236/37, ritornando poi negli anni ’60. Nel 1236, addirittura, Rinaldo di Soarzo da Colle si definì, in un patto con Siena, «capitaneus capitaneorum comitatus Ildibrandeschi», come a dire capo del gruppo dei vassalli diretti comitali, formula che potrebbe suggerire l’esistenza di una vera e propria curia vassallatica aldobrandesca, a meno che non la si voglia riferire ai soli protagonisti della rivolta, cui intervennero gli espo nenti di famiglie colligiane legate ai conti, i Pannocchieschi di Pereta, i domini di Montorgiali e quelli di Montemerano.»
- Massimiliano Rocchi, "El antiguo castillo de Cotone di Maremma", Arcidosso (GR), Effigi, 2019.
- Giuseppe Guerrini (editado por). Torres y Castillos de la provincia de Grosseto (Administración Provincial de Grosseto). Siena, Nueva Imagen, 1999.
- Carlos Citter. Guía de los edificios sagrados de la Maremma . Siena, Nueva Imagen Editorial, 2002.
- Farinelli, Roberto (2000). «12. Cotone». En Nuova Immagine Editrice, ed. Guida alla Maremma mediavale. (en italiano). Siena. pp. 169-174. ISBN 978-88-7145-170-1. «Il castello di Cotone, che non figura nelle spartizioni dei centricontrollati dagli Aldobrandeschi nel XIII secolo, era all’epoca dominato da un gruppo signorile locale, che nel primo Trecento risulta strettamente legato ai cosiddetti “Conti di Montorgiali”, unaconsorteria nobiliare rurale che nei decenni centrali del Duecentoagiva nell’area in sintonia con il Comune di Siena, contrapponendosi agli Aldobrandeschi di Sovana-Pitigliano. Una sottomissione al Comune di Siena in cui si fa esplicita men-zione del castello di Cotone, comunque, si realizzò solo negli ultimi anni del governo popolare dei Nove, quando nel 1351 la famiglia signorile discendente dai “conti di Montorgiali”, vale a dire i “Maggi del Cotone”, sottomise al Comune di Siena questo castello unitamente, appunto, a quello di Montorgiali. Nel 1378 gliesponenti del medesimo gruppo familiare alienarono più consistenti diritti giurisdizionali sul castello e sul territorio di Cotone al Comune di Siena, che prese possesso, tra l’altro, della “torre del cassero” e di un “palazzo” nella “fortezza” del castello. Pochi annidopo, nel 1385 il Cotone venne occupato dalle masnade dellacompagnia militare dei Bretoni, unitesi a quelle del magnate seneseribelle Spinello Tolomei, sino a che l’esercito di Siena, appoggiatodalle truppe dei Salimbeni, magnati antagonisti dei Tolomei per ilpredominio sul governo senese, occuparono nuovamente il centro.».
- Tratto da: Giuseppe Guerrini (a cura di). Torri e castelli della provincia di Grosseto (Amministrazione Provinciale di Grosseto). Siena, Nuova Immagine Editrice, 1999. Pag. 147, 146, 120, 121, 112
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