Alessandria (AFI: /alesˈsandrja/ ; Lissandria in piemontese, AFI: /liˈsaŋdrja/[5]; pronuncia locale, AFI: [liˈsɒŋdɾjɐ][6]; Lusciandria in ligure, AFI: /lyˈʃaŋdrja/) è un comune italiano di 92 242 abitanti[2], capoluogo dell'omonima provincia. Famosa per la storica azienda Borsalino, produttrice del famoso cappello, nonché in ambito storico per la Battaglia di Marengo, condotta da Napoleone Bonaparte, Alessandria è un importante centro industriale, logistico e agricolo del Piemonte.
Comune più esteso della regione[7] e terzo per popolazione, si trova al centro del triangolo industriale Torino-Milano-Genova, costituendo un importante nodo di interscambio. È anche sede dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro», struttura tripolare condivisa con Vercelli e Novara.
Sorge a circa 100 metri s.l.m. nella pianura alluvionale formata dai fiumi Tanaro e Bormida, in prossimità del loro punto di confluenza.
Grazie alla sua posizione al centro del triangolo Torino-Genova-Milano, la città costituisce un importante nodo commerciale, autostradale e ferroviario con scalo di smistamento di testa, situato nel sud-ovest della stazione viaggiatori.
È servita dall'autostrada A21 e dall'autostrada A26, con tre uscite autostradali (Alessandria Ovest, Alessandria Est, Alessandria Sud). Dispone, inoltre, di una tangenziale che la costeggia da nord a sud, con varie uscite cittadine e che la collegano con i vari centri-zona della sua provincia (Valenza, Tortona, Novi Ligure, Casale Monferrato, Ovada e Acqui Terme).
È una città caratterizzata da lunghi e ampi viali a più corsie, che rendono agevole la circolazione, e da grandi ed ariose piazze.
Alessandria è caratterizzata da un clima tipicamente padano con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde ed afose. Le piogge non sono molto abbondanti (circa 600 mm), e cadono prevalentemente in autunno ed in primavera. Alessandria ha un clima più continentale rispetto al resto del Piemonte. Gli inverni, a causa del maggior numero di giorni nebbiosi, tendono ed essere più rigidi (media di +0,4 gradi a gennaio) e con frequenti nevicate, mentre le estati sono afose ma molto più soleggiate e secche: il mese più caldo, luglio, ha una temperatura media di +24 gradi ed è anche il più siccitoso, con 32 mm di pioggia spesso concentrati in uno o due temporali (al culmine dell'estate le perturbazioni atlantiche tendono a scorrere molto più a nord). Le temperature in estate, in caso di anticiclone subtropicale, possono raggiungere picchi di 38/39 °C, mentre in inverno, si possono toccare minime di parecchi gradi sotto lo zero.
Prima della conquista romana il territorio di Alessandria era abitato dagli Statielli, un popolo che apparteneva al gruppo dei Liguri. Verso la fine del III secolo a.C. ebbe luogo la conquista romana della Gallia Cisalpina e la conseguente romanizzazione della popolazione ligure; nel 42 a.C. la provincia della Gallia cisalpina fu abolita e integrata nell'Italia romana. Al periodo alto imperiale si fanno risalire le origini dei borghi di Rovereto e Bergoglio. In seguito alla caduta dell'Impero romano e del successivo Regno ostrogoto, durante l'età longobarda il territorio venne riorganizzato in corti, tra cui si ricorda quella di Marengo; in questo luogo, nel VIII secolo, venne edificata la Torre di Teodolinda.
«Alessandria non è stata fondata da un giorno all'altro come vuole la leggenda. È stata una impresa collettiva, lenta, faticosa, risultato di collaborazione da parte di genti diverse.»
Il controllo dell'Italia nel 774 passò dai longobardi al regno franco. A quest'epoca risale probabilmente la nascita della corte di Rovereto, che avrà un ruolo centrale per la nascita di Alessandria. Nel 962 il re di Germania Ottone I di Sassonia conquistò il regno d'Italia e istituì il Sacro Romano Impero. Le città italiane, comunque, mantennero grande autonomia ed erano costrette a pagare le tasse all'imperatore solo quando questo viaggiava in Italia. Federico Barbarossa decise che la situazione doveva cambiare, per cui istituì la dieta di Roncaglia e, nel 1162, distrusse Milano, il più importante comune dell'epoca. Gli altri comuni decisero allora di unirsi per lottare contro l'imperatore, per mantenere la loro autonomia, per cui crearono la Lega Lombarda. Per attirare il Barbarossa in Italia la Lega decise di creare una nuova civitas, atto che era un privilegio esclusivamente imperiale. La città, nota semplicemente come Civitas Nova, venne istituita presso il territorio di Rovereto, sia perché si trovava vicino alle terre del marchese del Monferrato, fedele alleato dell'impero, sia perché, posizionato tra il Tanaro e la Bormida, godeva di una posizione facilmente difendibile. La città venne popolata con il contributo dei borghi vicini e fortificata con fondi del comune di Genova. Il 3 maggio 1168 i tre consoli di Civitas Nova firmarono l'adesione alla Lega Lombarda presso Lodi e due anni più tardi la città venne offerta a Papa Alessandro III, che accettò di farla diventare un suo feudo e, così facendo, di legittimare la lotta dei comuni contro l'impero. Il nome della città venne quindi mutato in Alessandria, per esplicitare la sua appartenenza allo Stato della Chiesa.[8]
La provocazione dei comuni ebbe l'effetto sperato: l'imperatore giunse in Italia nel 1174 e il 29 ottobre, dopo aver distrutto Susa e ottenuto la resa di Asti, pose l'assedio ad Alessandria. Oltre ogni aspettativa, gli alessandrini resistettero agli attacchi per tutto l'inverno; il 12 aprile l'imperatore rinunciò all'assedio, poiché l'esercito della Lega si stava muovendo in difesa di Alessandria.[9] Le armate si incontrarono presso Montebello, ma invece di combattere sospesero le ostilità per negoziare la pace. Il fallimento delle trattative sfociò nella nota battaglia di Legnano, che costituì una netta sconfitta per Federico Barbarossa. Ciò nonostante, durante la pace di Costanza il controllo di Alessandria passò direttamente all'imperatore e la città venne rinominata Cesarea (Kaiserstadt).[10]
La città venne concessa in feudo a Bonifacio I del Monferrato nel 1193. Pochi anni più tardi, tuttavia, i cittadini della città si ribellarono all'autorità imperiale, abbandonando il nome Cesarea e stringendo alleanza con le vicine Asti e Vercelli, ma la disputa fu risolta dall'arbitrio dei comuni di Milano e Piacenza. Per Alessandria e il marchesato del Monferrato cominciò quindi un periodo di tregua, caratterizzato da innumerevoli dispute diplomatiche e sporadiche alleanze. Alleati di Vercelli, gli alessandrini parteciparono alla battaglia di Casei Gerola nel 1213 e alla distruzione di Casale Monferrato nel 1215: in quest'occasione i soldati alessandrini sottrassero al duomo di Casale i corpi dei santi Evasio, Natale e Proietto, e due statue in ottone raffiguranti un galletto e un angelo, che collocarono sui pinnacoli della loro cattedrale. Gli scontri con il Monferrato si riaccesero nel 1228, quando Bonifacio II si alleò con Asti e mosse guerra ad Alessandria. L'intervento della seconda Lega Lombarda, che assediò Mombaruzzo, convinse il marchese alla resa.
«[...] Quel che più basso tra costor s'atterra,
guardando in suso, è Guiglielmo marchese,
per cui e Alessandria e la sua guerra
fa pianger Monferrato e Canavese.»
Nella seconda metà del XIII secolo, l'equilibrio politico del Piemonte mutò, a causa delle mire espansionistiche della casa d'Angiò. Alessandria, insieme a molti altri comuni, decise quindi di nominare capitano della città Guglielmo VII del Monferrato. Nel 1291, tuttavia, i cittadini astigiani, anche loro sottomessi a Guglielmo VII, promisero agli alessandrini 85.000 fiorini d'oro in cambio della cattura del marchese. Attirato con un pretesto in città, Guglielmo VII fu imprigionato e fatto morire di fame pochi mesi più tardi. Suo figlio Giovanni I mosse guerra contro Asti e la sottomise, ma morì senza eredi nel 1303. Carlo II d'Angiò ne approfittò per occupare tutte le città a sud del Tanaro, istituendo la contea di Piemonte.
Nel 1345, in seguito alla battaglia di Gamenario, l'esercito del Monferrato e quello del comune di Milano si spartirono le terre angioine; Alessandria, perciò, passò sotto la protezione di Luchino Visconti. La vittoria nella battaglia di Alessandria permise a Gian Galeazzo Visconti di unificare i suoi territori nel ducato di Milano.[11] L'accentramento del potere nelle mani del duca, però, spinse i cittadini di Alessandria a sollevarsi, nel 1403. La rivolta venne domata dal condottiero casalese Facino Cane, che ne approfittò per restituire a Casale i corpi dei santi sottratti due secoli prima. Il condottiero, che sognava di creare un suo stato, si fece nominare signore di Alessandria, ma con la sua morte, avvenuta nel 1412, la città torno in pieno possesso dei Visconti. Nel 1417 Filippo Maria Visconti, per porre fine alle lotte tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini istituì il partito della Casa Ducale, accogliendovi famiglie nobili di entrambe le fazioni e concedendo ad esse uno stemma comune e una piazza dove riunirsi.
Nel 1447 si estinse la dinastia dei Visconti e i cittadini di Milano proclamarono la repubblica ambrosiana. Carlo di Valois, duca d'Orléans e signore di Asti vantava un diritto sul ducato e, perciò, diede inizio all'invasione delle terre milanesi saccheggiando e distruggendo i castelli di Annone e Felizzano. Gli alessandrini, guidati da Bartolomeo Colleoni, spezzarono l'assedio di Bosco Marengo e sconfissero gli astigiani, mettendo fine alla rivendicazione degli Orléans.
Il contado di Alessandria, dunque, rimase stabilmente nelle terre milanesi e ne seguì le sorti: dapprima gli Sforza restaurarono il ducato, che venne poi occupato più volte dai francesi, colpevoli del saccheggio della città nel settembre 1527, e infine divenne una provincia spagnola. Con la sottomissione prima a Milano e poi alla Spagna, Alessandria perse quell'autonomia che l'aveva contraddistinta fin dalla fondazione, ma la stabilità guadagnata le permise di svilupparsi e diventare un importante nodo commerciale tra Genova e la Lombardia. Il ponte sul Tanaro, la cui costruzione era cominciata nel 1455 per volontà di Francesco Sforza, fu dotato di una nuova pavimentazione e di una copertura durante il XVII secolo.
La città fu anche colpita dalla guerra franco-spagnola: Armando di Borbone-Conti e Francesco I d'Este, alla guida dell'esercito franco-sabaudo, nel 1657 tentarono di conquistare Alessandria, difesa dall'esercito ispano-lombardo; l'assedio fallì e la città rimase lombarda.
Nel 1707, durante la guerra di successione spagnola, Alessandria fu occupata dall'esercito imperiale, comandato dal principe Eugenio. Al termine del conflitto, il trattato di Utrecht ne sancì l'annessione al ducato di Savoia. La posizione strategica della città, confinante con le province lombarde in mano all'Austria, spinse Vittorio Amedeo II a fortificarla militarmente, costruendovi un'imponente cittadella a pianta stellare, che prese il posto di Bergoglio. La sconfitta nella battaglia di Bassignana e il successivo assedio francese della nuova cittadella sembrarono segnare le sorti sabaude nella guerra di successione austriaca, ma la situazione venne ribaltata dalla successiva battaglia di Piacenza.
La prima campagna d'Italia, dovuta alle mire espansionistiche della Francia rivoluzionaria, causò l'occupazione francese della cittadella. L'esercito russo, membro della seconda coalizione e comandato da Aleksandr Vasil'evič Suvorov, cacciò i francesi nel 1799. Con la vittoria francese nella seconda campagna d'Italia, conclusa dalla battaglia di Marengo, combattuta nel territorio alessandrino, l'intero ducato di Savoia passò sotto l'occupazione francese. L'annessione ufficiale alla Francia avvenne due anni più tardi, nel 1802, e Alessandria divenne capoluogo del dipartimento di Marengo. Napoleone decise grandi rinnovamenti architetturali per la città: la cittadella venne ampliata e fortificata e l'antica cattedrale gotica venne abbattuta in favore di una nuova, in stile neoclassico. Il galletto in ottone sottratto ai casalesi venne spostato sul palazzo del municipio, mentre l'angelo scomparve. Successivamente, nel 1814, la città venne conquistata dagli austriaci e il 30 maggio di quello stesso anno, dopo il trattato di Parigi, rientrò a far parte del ducato di Savoia.
«Innanzi a tutti, o nobile Piemonte,
quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria
diè a l'aure per primo il tricolore, Santorre
di Santarosa»
L'insurrezione piemontese del marzo 1821, compresa nel contesto dei moti del 1820-1821, partì da Alessandria: gli insorti, guidati da Santorre di Santarosa, presero controllo della cittadella e proclamarono la costituzione, issando una bandiera tricolore per la prima volta nella storia del risorgimento (non è chiaro se verde, bianca e rossa oppure di altri colori[12]). La rivolta, che non riuscì, spinse Carlo Felice di Savoia a cedere alle pressioni dell'impero austriaco, che già in precedenza aveva proposto al re di Sardegna un'occupazione preventiva della cittadella per combattere un'eventuale insurrezione, mirando a spostare il confine occidentale dell'impero ad Alessandria. La cittadella subì l'occupazione straniera per due anni. Andrea Vochieri e cinque militari che avevano partecipato all'insurrezione vennero in seguito fucilati.
Agli inizi del novecento iniziò la demolizione della cinta muraria che si concluse, poi, negli anni sessanta del XX secolo.
Nel 1847 la città fu inglobata nel regno di Sardegna. La vittoria austriaca nella prima guerra d'indipendenza italiana portò all'armistizio di Vignale, con il quale l'Austria ottenne, per la seconda volta, il permesso per occupare la cittadella. Questa volta, però, per pochi mesi, grazie alle pressioni di Francia e Inghilterra, che ritenevano le condizioni imposte troppo severe. Durante la guerra, inoltre, il governo sardo, che temeva un'avanzata austriaca, decise di rimuovere la copertura del ponte, così da facilitare una sua eventuale demolizione. Nell'ottobre 1859 fu scelta come una delle prime quattro province piemontesi. Nel 1861 il regno di Sardegna diventò il regno d'Italia.
La nascita delle ferrovie e l'incremento dei commerci nel Nord-Italia, alla fine dell'Ottocento trasformarono Alessandria in uno dei punti nevralgici per il mercato italiano. Per la sua posizione, tra Torino, Milano e Genova, la città conobbe un grande incremento demografico, che portò ad un'espansione del territorio cittadino, e ad un importante sviluppo industriale, testimoniato dal successo di aziende come i cosmetici Paglieri, i profumi Gandini e, soprattutto, la Borsalino, la cui produzione di caratteristici cappelli in feltro diventò famosa in tutto il mondo. Nel 1891 fu inaugurato il nuovo ponte sul Tanaro, in mattoni e pietra. Il 25 luglio 1899 diventò la prima città italiana capoluogo di provincia ad essere governata da una giunta a maggioranza socialista.
Nel corso della seconda guerra mondiale, la città subì ripetuti e pesanti bombardamenti aerei e la sua sinagoga fu saccheggiata e parzialmente distrutta.
Nel dopoguerra Alessandria seguì le sorti dell'Italia settentrionale, conoscendo inizialmente quello sviluppo e quella forma di benessere che si diffuse nel nord con il boom economico. La città venne anche scossa dai fatti di cronaca a sfondo politico che insanguinarono l'Italia degli anni settanta: il 9 e il 10 maggio 1974, una rivolta interna al carcere si risolse tragicamente, con 7 persone morte e 14 ferite: quest'episodio fu ricordato come la "Strage di Alessandria". Inoltre, fu in una cascina nei pressi della città piemontese che si tennero le prime riunioni del gruppo delle Brigate Rosse ed ebbe luogo il sequestro Gancia.
Il 6 novembre 1994 Alessandria fu pesantemente colpita da una grave alluvione, che colpì ampie zone residenziali (specialmente i quartieri Orti, Rovereto, Borgoglio, Borgo Cittadella, Astuti e San Michele) e varie frazioni, provocando la morte di undici persone.
Nel 1998 la città diventò sede, assieme a Novara e Vercelli, dell'Università degli studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". Nel 2001 venne inaugurato un nuovo ponte sul Tanaro, il ponte Tiziano; anche il ponte Cittadella venne nuovamente ricostruito, nel 2016.
Lo stemma di Alessandria è praticamente coevo alla fondazione della sua città. Fu stabilito nel 1175 a ricordo della fine dell'assedio del Barbarossa.
Con decreto del capo del governo n. 3059-6 del 6 marzo 1941,[13][14] lo stemma di Alessandria è blasonato in questo modo:
I sostegni, quindi, sono al naturale, cioè fulvi nella parte bassa, tronco e zampe, del leone e marroni nella parte alta, ali e zampe, dell'aquila. In origine i sostegni erano due angeli, ma, nel 1814, furono sostituiti con i grifoni.
Alcuni ritengono che la croce di rosso sia riconducibile allo stemma di Milano, adottato da molti comuni appartenenti alla Lega Lombarda. Altri sostengono la tesi per cui la croce di rosso, invece, sia riconducibile al dono che papa Alessandro III offrì alla città in occasione del conferimento dello ius episcopale: il Vexillum Beati Petri'[16], appunto, di bianco alla croce di rosso.
«Drappo di bianco, alla croce di rosso, con la bordura del campo, delimitata da un filetto di rosso, caricata della scritta in caratteri romani dello stesso, Deprimit Elatos Levat Alexandria Stratos.»
Nel 2016 riceve la menzione speciale per: "… il costante impegno per l’accessibilità in tempi difficili, per il suo impegno per rendere l’ambiente urbano accessibile per tutti i cittadini indipendentemente dalla loro capacità o età" nell'ambito del Premio europeo per le città accessibili, conosciuto anche con il suo nome inglese di Access City Award.[17]
Il centro della città è caratterizzato dalla vastità di Piazza della Libertà, anticamente Platea Maior. La piazza d'armi voluta da Napoleone fu ottenuta mediante la demolizione, avvenuta nel 1803, dell'antica cattedrale di San Pietro del XII secolo con opere di ampliamento del XIII secolo dell'architetto Ruffino Bottino di Casale. Agli inizi degli anni 2000 sono stati portati alla luce una parte dei resti delle fondamenta per studi di approfondimento e poi ricoperti. Al centro di essa sorge la statua di Urbano Rattazzi, opera di Ferruccio Pozzato, che sostituisce la fusione più antica di Giulio Monteverde, demolita per ricavarne metallo nel 1943, durante la seconda guerra mondiale.
Abitanti censiti[23]
Al 31 dicembre 2019, risultano residenti ad Alessandria 14 379 immigrati, il 15,4% della popolazione. I gruppi più numerosi sono i seguenti:[24]
La religione più diffusa tra gli abitanti di Alessandria è il cristianesimo; in particolare, la grande maggioranza di essi è di confessione cattolica. La città, infatti, è sede della diocesi di Alessandria, suffraganea dell'arcidiocesi di Vercelli ed appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte, il cui attuale vescovo è Guido Gallese; nel 2022 contava 140 500 battezzati su 153 500 abitanti.
Tuttavia sono presenti molteplici minoranze sia di antica origine, come quella giudaica, sia come diretta conseguenza dell'immigrazione. Le minoranze più diffuse sul territorio sono:
Oltre allo storico liceo classico Umberto Eco, hanno sede ad Alessandria un liceo scientifico e un istituto di istruzione superiore comprendente licei e istituti tecnici.
Insieme a Novara e Vercelli, Alessandria è sede dell'Università del Piemonte Orientale. Qui infatti sono dislocati tre dei sette Dipartimenti che compongono l'Ateneo (di cui tre in comune con le altre sedi): il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica, il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali, il Dipartimento di Studi per l'Economia e l'Impresa ed il Dipartimento di Studi Umanistici. Ad Alessandria vi è inoltre una sede del Politecnico di Torino.
La città di Alessandria è citata nella Divina Commedia di Dante
«Quel che più basso tra costor s’atterra
guardando in suso, è Guiglielmo, marchese,
per cui e Alessandria e la sua guerra
fa pianger Monferrato e Canavese»
La tradizione teatrale alessandrina è stata nei secoli molto florida.
Nel nuovo clima politico creatosi all'indomani del Trattato di Utrecht, la città di Alessandria trovò nuovi spunti e nuovi stimoli per la vita sociale cittadina. In questo contesto il Marchese Don Filippo Guasco Gallarati di Solerio decise di incorporare un piccolo teatro pubblico nel suo palazzo Guasco. Nasceva così il primo teatro cittadino. Il 27 marzo 1729 il re di Sardegna Vittorio Amedeo II consegnò al marchese Guasco le regie patenti per l'apertura e la gestione del suo teatro.
Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del principe ereditario Carlo Emanuele, il teatro venne inaugurato ufficialmente con una rappresentazione d'opera di rilievo. L'unica testimonianza di quel periodo è la cosiddetta "Cronaca Bolla" che così commenta l'evento musicale dell'inaugurazione del teatro: "Oh quanto meno avrebbe egli contribuito al pubblico bene della città, se avesse impiegato il di lui contante (!!) ed il bel talento, ond'è fornito, in qualche più proficuo ritrovamento!".
Nel 1766 la sorda avversione della borghesia e del clero contro il teatro finì per stancare i marchesi di Solerio. In quell'anno ebbe luogo l'ultima recita della Semiramide di Pietro Metastasio, quindi il teatro venne chiuso definitivamente e i marchesi consegnarono le regie patenti ai decurioni perché venissero riutilizzate per il teatro Municipale di futura nuova costruzione.
Il teatro municipale venne costruito all'interno del palazzo di città o palazzo rosso (il palazzo del municipio). Si può ancora notare il foyer del teatro che ospita l'Ufficio per le relazioni con il pubblico.
Le regie patenti e i privilegi che furono propri del teatro Guasco vennero trasferiti per il teatro Municipale. La posa della prima pietra avvenne il 6 settembre 1772, e tre anni più tardi l'architetto Giuseppe Caselli consegnò alla città le chiavi del nuovo teatro. La sera del 17 ottobre 1775 per la prima volta il sipario del municipale venne alzato. Dal palco si poteva ammirare il perfetto emiciclo della sala disposta a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi e sopra di essi un piccolo loggione. Il teatro aveva circa 1500 posti a sedere. L'opera scelta per la sera di inaugurazione fu l'opera seria "Antigona" su libretto di G. Roccaforte e musicato da Giuseppe Ferdinando Bertoni.
Interessante notare che i palchi furono acquistati dalle famiglie alessandrine più importanti per censo, posizione sociale e politica. Il 28 giugno 1775 gli 88 palchi disponibili vennero estratti a sorte e assegnati dal governatore della città ai 60 acquirenti. Esiste un elenco, databile a seguito della battaglia di Marengo durante il periodo napoleonico, dei proprietari dei palchi del teatro Municipale, conservato presso l'Archivio di Stato di Alessandria.
Uno dei più noti direttori d'orchestra dell'Ottocento che onorò il podio del municipale di Alessandria, fu il M° Antonino Palminteri. Per la prima de L'Amico Fritz, Anfione, giornalista della Gazzetta di Torino, nel maggio 1896 così si esprime:"Bene i comprimari e i cori; l'orchestra attenta, disciplinata, rende tutti i coloriti, tutte le fioriture, e di ciò va dato merito speciale al maestro Antonio Palminteri, concertatore scrupoloso, direttore energico e sicuro".[45]
La vita del municipale terminò nel 1944 quando, durante il bombardamento del 1º maggio, il teatro e la relativa ala del palazzo del municipio vennero irrimediabilmente compromesse da un incendio.
La struttura di maggiore interesse teorico risulta, oggi, essere il Teatro Comunale in Viale Libertà che fu costruito tra il 1969 e il 1978 sul luogo del vecchio teatro "Virginia Marini", danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e demolito nel 1965, il quale dispone di circa 1200 posti a sedere nella sala principale. Sono presenti anche due sale secondarie: la sala Ferrero e la sala Zandrino.
Il Teatro Comunale venne chiuso in via precauzionale il 2 ottobre 2010 a causa dell'inquinamento da polvere d'amianto. Esso era presente nell'impianto di riscaldamento, nei rivestimenti delle poltrone e in grande quantità nella stessa aria del Teatro.
I lavori di bonifica vennero sospesi dopo pochi mesi e ripresero solo nel 2013 grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
I lavori di bonifica sono in pratica terminati, purtuttavia non tutta la struttura è agibile a causa della mancanza degli arredamenti. Ad oggi tra le sale della struttura solo la sala Ferrero è agibile.
Qui di seguito l'elenco degli altri teatri cittadini che si sono nei secoli susseguiti:
Alessandria è sede del Conservatorio Statale di Musica "Antonio Vivaldi". Nasce come scuola di musica gratuita il 30 dicembre 1858, grazie al supporto dell'amministrazione comunale dell'epoca. Intorno al 1880 la scuola venne ingrandita e il 16 novembre 1892 il consiglio comunale fissò un regolamento in 58 articoli, il nome venne cambiato in Scuola di Musica e Canto Corale, per regio decreto ente morale. Il 4 aprile 1928 si trasforma in Civico Liceo Musicale e nel 1955 si trasferisce in un'ala del Palazzo Cuttica di Cassine. A partire dall'anno scolastico 1969/70, diventa Conservatorio Statale con - inoltre - la scuola media annessa.
I piatti rappresentativi della città di Alessandria, oltre alle portate di tipica matrice piemontese, sono:
Fra i dolci tipici, che hanno ricevuto la denominazione comunale d'origine, si trova il Lacabòn, a base di miele e albume, venduto durante la festa di santa Lucia e sant'Antonio; cannoncini e bignè, tartufata ed amaretti, polenta dolce di Marengo, meardini, e gallinotti al rum, mandrugnin, nugatelli, torta albanese e farciò.[47]
Letteratura
La storia della fondazione di Alessandria e delle sfide che coinvolsero la città durante il dominio di Federico Barbarossa nel Nord Italia vengono riprese da Umberto Eco all'interno del romanzo picaresco Baudolino.[49]
Alessandria fu storicamente suddivisa in 4 quartieri: Gamondio, Marengo, Bergoglio e Rovereto.[50] Gamondio, Marengo e Rovereto si trovavano sulla riva destra del Tanaro, mentre Bergoglio sulla riva sinistra. Quest'ultimo fu raso al suolo nel 1728 per lasciare spazio alla costruzione della nuova Cittadella militare.
Dopo la distruzione di Bergoglio del 1728, il centro di Alessandria passò da tre a quattro quartieri con la suddivisione in due quartieri dell'antico Gamondio.
Dal 1859 al 1926 Alessandria fu divisa in due mandamenti. Il primo mandamento comprendeva la città compresa entro le vecchie mura, oltre alle località di Orti, Valle San Bartolomeo, Valmadonna e San Michele. Il secondo mandamento comprendeva tutta la restante parte del comune fuori le mura, ossia le località di Cristo, Casalbagliano, Villa del Foro, Cantalupo, Spinetta, Castelceriolo, Lobbi, Cascinagrossa, Mandrogne, San Giuliano vecchio, San Giuliano nuovo, Portanova, Retorto, Castelferro.
Alessandria nella seconda metà del XX secolo fu ripartita in 5 Circoscrizioni a loro volta divise in 23 Quartieri.
Le suddivisioni di Alessandria sono articolate in cinque circoscrizioni, ripartite in nove quartieri e quattordici frazioni[51][52][53]:
Alessandria Nord
Centro
Europista
Alessandria Sud
Fraschetta
Alessandria e i suoi dintorni sono noti per varie coltivazioni, tra cui frumento, mais, grano, semi di girasole. Nelle campagne intorno alla città e nelle frazioni sono presenti numerose aziende agricole e allevamenti.
Sono presenti sul territorio numerose industrie, prevalentemente nell'ambito manifatturiero. Tra le aziende più importanti della città, spiccano la Michelin, la Solvay, la Paglieri e la Guala Closures. [56]
La città possiede numerose zone industriali: D3 (nei pressi del casello Alessandria Sud), D4 (zona Cristo), D5, D6, D7 e D8 (Spinetta Marengo). Altre zone industriali importanti nelle vicinanze si trovano a Pozzolo Formigaro (D1), Valenza (D2), Castellazzo Bormida, Solero, Quattordio, Bosco Marengo e Rivalta Scrivia.
Per quanto riguarda l'artigianato, rinomata è la realizzazione di cappelli, soprattutto i cilindri fatti ancora a mano, oltreché la lavorazione dell'argento a fini artistici. La Borsalino è l'azienda alessandrina più nota nel campo della moda internazionale. [57]
Alessandria è servita dalle autostrade A21 e A26, con i relativi caselli denominati Alessandria Est, Alessandria Ovest e Alessandria Sud, nonché dalla strada statale 10 Padana Inferiore, dalla strada statale 35 bis dei Giovi e dalla strada provinciale 83.
La città è inoltre provvista di una tangenziale che la circumnaviga da sud a nord, con varie uscite cittadine (Quartiere Cristo, Zona industriale D3, Quartiere Pista-Europa, Spinetta Marengo, Centro-Via Marengo, Quartiere Orti, Cittadella-Via Pavia, San Michele), che indirizzano anche a tutti i centri-zona della sua provincia (Valenza,Casale Monferrato, Tortona, Novi Ligure, Ovada e Acqui Terme). [58]
La stazione di Alessandria è un importante nodo posto sulla ferrovia Torino-Genova e capolinea delle linee per Piacenza, per Novara, per Pavia, per Cavallermaggiore, per Ovada e per San Giuseppe di Cairo.
L'impianto è servito da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con le regioni Liguria e Piemonte e da treni a lunga percorrenza organizzati anch'essi da Trenitalia.
Esistono anche impianti minori che servono le frazioni di Cantalupo, San Giuliano, Spinetta e Valmadonna.
In passato la rete su ferro era completata dalle tranvie Alessandria-Altavilla, in esercizio fra il 1883 e il 1935, Alessandria-Casale Monferrato (1880-1935) e Alessandria-Sale (1880-1933).
L'aeroporto di Alessandria[59] è situato a nord della città, è intitolato alla memoria del comandante Massimo Bovone ed è dotato di una pista in erba lunga 640 m. Non effettua servizi passeggeri di linea. In passato, era approdo anche di dirigibili.
La città è servita da una rete di autolinee gestite dalla società AMAG Mobilità-Linee.
Fra il 1913 e il 1952 era attiva una rete tranviaria urbana, gestita dalla Società Anonima Elettricità Alessandrina (SAEA), poi sostituita da una rete filoviaria, a sua volta soppressa nel 1974.
Alessandria è gemellata con:
Esiste inoltre un rapporto di collaborazione con Alba Iulia.
Dal 1859 al 1927 Alessandria fu capoluogo di circondario, oltre che di due mandamenti (schemativamente uno intra muros e l'altro extra muros).
Alessandria fu una delle prime città a vedere la nascita di squadre calcistiche già sul finire del XIX secolo. La maggiore squadra di calcio cittadina è l'U.S. Alessandria, nata nel 1912. Gioca le sue partite casalinghe allo Stadio Giuseppe Moccagatta, in Spalto Rovereto. La squadra si trova in Serie D,[61] ma vanta un passato onorevole: tra le altre cose, sfiorò la vittoria dello scudetto nel 1927-1928 e partecipò, nel 1929-1930, al primo campionato di Serie A, giungendo sesta.
Alessandria è anche sede di una società di calcio femminile, l'A.C.F. Alessandria, che ha militato numerose stagioni in Serie A2 e Serie B, entrambe in diversi periodi secondo livello del campionato italiano. In città nel 1933 si costituiva una squadra femminile, dove però le calciatrici venivano affiancate da un solo uomo per il ruolo di portiere.[62]
Da quel gruppo di calciatrici, a cui fu impedito di continuare l'attività calcistica nel novembre 1933, uscì Amelia Piccinini, che divenne una delle prime atlete italiane primatiste di pentathlon.[63]
La città ha una grande tradizione ciclistica: Il primo velocipede venne portato in Italia proprio ad Alessandria dall'industriale birraio Carlo Michel, proveniente dalla Esposizione internazionale di Parigi del 1867. Nel 1876 il numero degli appassionati al nuovo mezzo di locomozione era così cresciuto da consigliare la costituzione di una Società Velocipedistica poi C.V.A. (Circolo Velocipedisti Alessandrino). Venne organizzato il Gran Premio Città di Alessandria e numerose corse su pista.
La nuova pista con curve rialzate fu costruita nel 1890 a Porta Savona. In seguito al piano regolatore dei primi anni del Novecento la pista venne eliminata. Rimase però, all'intero quartiere, il nome "Pista".
Ad Alessandria crebbero grandissimi campioni come Costante Girardengo, Fausto Coppi, Giancarlo Martini e Giorgio Zancanaro. Per sei volte Alessandria è stata sede di arrivo di tappa del Giro d'Italia: la prima nel 1929, l'ultima nel 1984. Nel 1956 e nel 1967 vi giunse la prima tappa della "corsa rosa". In altre due edizioni, nel 1979 e nel 2006, Alessandria ha ospitato il Giro come sede di partenza di tappa.
Nel 2024, la città e la zona della Battaglia di Marengo sono state attraversate per la prima volta dal Tour de France, nella tappa Piacenza-Torino.
Tappe del Giro d'Italia con arrivo ad Alessandria
La prima formazione del 1983 è stata quella dei Saint George Knights. In seguito il nome è stato cambiato in Knights; ed infine dal 2001 il nome è quello dei Centurions Alessandria. La squadra ha militato in Serie B e nel campionato CIF9, giungendo ai playoffs nel 2012. Nel 2013, con la cessata attività dei Centurions, il football americano rimane nella città di Alessandria con il nome dei Bears. La compagine si allena nel campo comunale di Castelceriolo.
La Delta Basket 92, squadra di pallacanestro femminile, partecipò nel 2002 all'Eurocoppa, diventando così la prima squadra di Alessandria a disputare una competizione europea di alto livello. La storia della società si concluse però nel 2004, con il fallimento. Sul finire degli anni settanta anche il basket maschile aveva vissuto esperienze di qualche rilievo con l'approdo in Serie A2 della Superga Alessandria (1978) allenata da Massimo Mangano. Al tempo mancava ad Alessandria un adeguato palasport, e la squadra avrebbe dovuto "giocare in trasferta" almeno 3 o più stagioni (in attesa dell'approvazione e poi costruzione del palasport). Fu visitato anche il nuovo palasport Taliercio di Mestre appena realizzato, nonché la squadra ed il fortissimo settore giovanile, il numerosissimo pubblico al seguito e gli altri vantaggi di detta formazione mestrina, che invece era appena retrocessa in B dopo uno spareggio, pertanto la società alessandrina optò per la fusione con tale società, trasferendo la squadra e i diritti alla partecipazione al campionato di serie A2 al Basket Mestre. La maggiore realtà cestistica alessandrina milita nel campionato di DNB, il quarto livello della pallacanestro nazionale.
Alessandria ha anche una sua tradizione pallavolistica; ospitò la prima gara interna della Nazionale maschile, il 16 luglio 1948 e l'esordio assoluto della Nazionale femminile, il 7 aprile 1951. Per diversi anni la città fu la sede centrale della Lega Nazionale Pallavolo Serie B. Nei primi anni cinquanta la Borsalino Pallavolo sfiorò più volte la conquista del campionato maschile. Anche la squadra femminile, la Saves mancò di poco lo scudetto nei primi anni sessanta. È di Alessandria Matteo Martino, pallavolista della nazionale italiana.
Alessandria è sede della APD Rugby Alessandria,[64] club italiano di rugby a 15. Fondato nel 1946 come Audace-Mino e rinominatasi nel 1971 Dopolavoro Ferroviario Rugby Alessandria, ebbe il suo periodo di maggior rilievo negli anni cinquanta quando raggiunse la serie A. Dopo alterne vicende nelle serie inferiori, milita nel girone piemontese della serie C. Disputa i suoi incontri interni al campo del Dopolavoro Ferroviario, e il suo colore sociale è il grigio.
All'inizio del XX secolo, agli albori dell'automobilismo, la città di Alessandria fu tra le prime ad ospitare una gara di velocità per automobili: il cosiddetto "Circuito di Alessandria" venne disputato continuativamente tra il 1924 ed il 1930, quando il tracciato si snodava lungo un percorso stradale di circa 32 chilometri, e sporadicamente tra il 1931 ed il 1950, su tracciati differenti e decisamente più corti, di lunghezza variabile da 3 a 8 chilometri, per un totale di tredici edizioni. Nel 1928, durante le prove di qualificazione alla gara, in seguito ad un'uscita di strada al volante della sua Bugatti perse la vita, assieme al meccanico e copilota Gianni Lasagne, il campione torinese Pietro Bordino, uno dei più forti piloti dell'epoca, noto al pubblico col soprannome di "Diavolo Rosso". In sua memoria la gara assunse la denominazione di "Circuito Pietro Bordino" a partire dall'edizione successiva. Nel 1983 anche l'allora neonato club di appassionati di auto d'epoca fu dedicato alla memoria dello sfortunato pilota.
Ad Alessandria, inoltre, ha avuto sede la Scuderia Forti Corse, fondata da Guido Forti e Paolo Guerci nel 1977. A lungo operativa nelle formule minori, con buoni risultati soprattutto fra metà anni 80 e i primi 90, la Forti Corse è nota soprattutto per la partecipazione, con poca fortuna, a due edizioni del Campionato Mondiale di Formula 1, nel 1995 e nel 1996.
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