La capra-pesce, detta anche Capricorno (in accadico SUḪUR.MAŠ Suḫurmāšu[1]), è un animale fantastico, capra nella parte superiore, pesce in quella inferiore, presente in varie mitologie. Nella simbologia odierna la parte superiore, raffigurata da una capra rampante che scala lentamente e inesorabilmente la montagna in cerca di traguardi sempre più elevati, rappresenta la parte ambiziosa dell'animale, che si contrappone a quella spirituale e sacrificale, simboleggiata dal pesce.
Le prime rappresentazioni di tale creatura ibrida appaiono in connessione al culto del dio sumero Enki e al suo dominio sulle acque dolci abissali (precedentemente personificate da Apsû), più tardi nel periodo accadico, conosciuto come Ea.[2] In questo secondo periodo tale creatura era detta Susḫurmāšu o Sukhurmashu, letteralmente "capra-carpa" o "montone-carpa".[3][1]
Nella cultura religiosa degli antichi greci ad esso sono legati vari miti: c'è quello di Zeus che, per onorare la capra Amaltea, sua nutrice, la trasformò nella costellazione del Capricorno; c'è quello di Pan, che si trastullava sulle rive del Nilo con alcuni compagni, quando comparve il dio Tifone intenzionato a divorarli.[4] Per salvarsi, Pan si tramutò in capra, ma non sembrandogli l'idea abbastanza sicura, si gettò nell'acqua per trasformarsi in pesce; il fondale era però basso e la parte non coperta dall'acqua rimase capra. Per punire la sua vigliaccheria, Zeus lo condannò a restare in eterno sotto le spoglie assunte nel momento del pericolo.
Il Capricorno era il simbolo di numerose legioni romane. Simbolo unico sul vessillo della Legio II Augusta, scritta Legio II Avgvsta secondo l'ortografia latina (Seconda Legione Augusta) e uno dei simboli delle:
Nella trazione ebraica, orale e Haggadah, questa creatura è menzionata in almeno due storie. Secondo la prima e più estesa, tra i pesci fantastici c'erano le capre di mare e i delfini; una volta, giunto il momento, tutte le creature del mare devono offrirsi al mostruoso leviatano. Una volta un marinaio incontrò una capra di mare mentre si trovava in mare aperto. Sulle sue corna erano scolpite le parole "Sono un piccolo animale di mare, eppure ho attraversato trecento parasang per offrirmi come cibo al leviatano".[6]
Focus Storia Wars n. 19 - dicembre 2015