Z. XXIV Fonte Ostiense | |
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Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Città | Roma Capitale |
Circoscrizione | Municipio Roma IX |
Data istituzione | 13 settembre 1961 |
Codice | 424 |
Superficie | 4,79 km² |
Abitanti | 23 118 ab. |
Densità | 4 830,64 ab./km² |
Fonte Ostiense è la ventiquattresima zona di Roma nell'Agro romano, indicata con Z. XXIV.
Il toponimo della zona è preso dalla presenza di una sorgente di acqua acidula presso la via Ostiense.
Si trova nell'area sud della città, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, fra la via Cristoforo Colombo ad ovest e via Laurentina ad est.
Si sviluppa sulle pendici del Vulcano Laziale, occupando prevalentemente tre fondovalli: da nord a sud il Fosso del Ciuccio, il Fosso dell'Acqua Acetosa e il Fosso del Vallerano. I primi due raggiungono il Vallerano dopo località "il Castellaccio" (dopo la via Colombo, nel Torrino), qualche centinaio di metri prima che questi affluisca nel Tevere[1].
Il primo fosso, fortemente urbanizzato, costituisce l'asse attorno al quale si sviluppa l'anello viario del Laurentino 38. È parzialmente attrezzato per il tempo libero.
Nel secondo fosso l'uso del territorio è vario, essendo presenti aree residenziali e altre destinate all'agricoltura. La sua particolarità deriva dalla presenza nella zona orientale della "zona archeologica dell'Acqua Acetosa Ostiense" e, al bordo sud-orientale, della sorgente di acqua minerale San Paolo.
Il terzo fosso ha i caratteri di una valle agricola, e ha mantenuto omogeneo l'aspetto assunto dopo la bonifica idraulica effettuata negli anni trenta del XX secolo.
La zona confina:
Fonte Ostiense non ha un tessuto urbano omogeneo, ospitando diverse compagini territoriali, quali zone residenziali e commerciali, campi agricoli, incolti, aree protette di interesse naturalistico e archeologico.
Nel territorio di Fonte Ostiense si estende la zona urbanistica 12D Laurentino.
La Ferratella è l'area settentrionale della zona, distinta da palazzi e da palazzine signorili progettate negli anni settanta del XX secolo, costruita sul territorio di una tenuta di proprietà dei principi Borghese. Corrisponde al Piano di Zona 37.
Il nome è legato a due casali tra loro collegati, "Casa Ferratella" e "Casa Ferrata", visibili sulla Mappa del 1500 di Eufrosino della Volpaia.
Il nome "Casaferratella" si trova per la prima volta in un documento di vendita del capitolo di S.Nicola in Carcere. Nel 1853 appartiene al Conte Cardelli e viene utilizzata come pascipascolo[8]. È presente una sorgente di acqua minerale[9]. Nel primo quinquennio fascista la tenuta, di 139 ettari, apparteneva al signor Paolo Giuliani[senza fonte].
Casa Ferrata inizialmente era costituita solo da una torre militare medievale, chiamata "Castellaccio di Casa Ferrata", posta a controllo del territorio confinante con l'antica via Ostiense. Se ne ha una prima notizia nel 905, quando Papa Sergio III la confermò al Monastero di San Sisto. Poi nel Seicento fu affittata ai Colonna. Alla costruzione, protetta da un fossato, nel XII secolo fu aggiunto un rinforzo con muratura a scarpa e venne edificato un caseggiato. Nel XIV secolo venne aggiunto un altro fabbricato e tutto il versante del pianoro occidentale antistante venne recintato. Venne definitivamente abbandonato alla fine del XVI secolo e oggi non ne rimane nulla.
Il Laurentino 38 occupa un'area più a sud della Ferratella. Prende il nome dalla via Laurentina e dal numero del Piano di Zona[10]. Di proprietà dei Torlonia, la zona è stata espropriata nel 1975 per divenire oggetto di un intervento di edilizia popolare, conosciuto più comunemente come I Ponti, essendo costituito da un anello viario (via Ignazio Silone e via Marinetti) che si sviluppa attorno al Fosso del Ciuccio (via Carlo Emilio Gadda, la quale non fa tuttavia parte del progetto di edilizia popolare) caratterizzato dalla presenza di 11 ponti, a destinazione residenziale e commerciale, sulla falsariga di quanto già sperimentato nel nord Europa. Più che il fallimento dell’idea progettuale, vi è stato quello della sua gestione e realizzazione[11]. L’abbandono nel quale le istituzioni lasciarono il quartiere e i suoi 25.000 abitanti e la mancanza di servizi sociali sono stati la caratteristica principale da quando il Laurentino 38 sorse[12]. E proprio a causa del degrado progressivo del quartiere, nel 2006 gli ultimi 3 ponti sono stati abbattuti come da progetto di "bonifica urbana", {{senza fonte|mentre è già stata deliberata la distruzione del VII e VIII}}. È del 2010 la decisione di abbattere il V e il VI ponte[13]. Le riprese del film Il piccolo diavolo di Roberto Benigni hanno avuto luogo nella zona del Laurentino 38, soprattutto in via Ignazio Silone. Anni prima era stato già usata come location per alcune scene dei film Il minestrone (1981) di Sergio Citti, I fichissimi (1981) di Carlo Vanzina e Colpire al cuore (1983) di Gianni Amelio. Curiosamente, in questi ultimi due film il complesso edilizio si trovava (nella finzione filmica) nella periferia milanese.
Il nome di "Fonte Ostiense" è dovuto alla presenza di una fonte d'acqua minerale sulfurea, originante dal fosso dell'Acqua Acetosa (o Acquacetosa o Acqua Cetosa), altrimenti detta Acqua Acetosa Ostiense, per differenziarla da un'altra omonima nel quartiere Parioli.
Nota agli antichi romani, pare venisse utilizzata anche per scopi terapeutici[14]. Tale acqua era venduta da ambulanti conosciuti come "Acquacetosari". Nel 1937 venne installato un impianto per la raccolta e la commercializzazione, chiamato "Fonte S. Paolo"[15].
Probabilmente tale fonte veniva utilizzata già in epoca protostorica, poiché proprio sul pianoro prospiciente fosso e fonte dell'Acqua Acetosa si sviluppò un abitato, attualmente identificato con Tellenae. Nel 1976 il villaggio e la vicina necropoli sono stati protetti con l'istituzione della "zona archeologica" dell'Acqua Acetosa.
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