Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraicagōlem, che significa "materia grezza", o "embrione",[1] presente nel Tanakh (Salmo 139,16[2]) per indicare la «massa ancora priva di forma», che gli ebrei accomunano ad Adamo prima che allo stesso fosse infusa la nephesh, lo spirito vitale. In ebraico moderno golem significa anche robot.
Il Golem è un gigante d'argilla che non possiede intelligenza né altre facoltà intellettive, ma possiede una forza disumana ed è in tutto e per tutto, un gigante.
Secondo la leggenda, chi viene a conoscenza della cabala, e in particolare dei poteri legati ai nomi di Dio, può fabbricare un golem, un gigante di argilla forte e ubbidiente, che può essere usato come servo, impiegato per svolgere lavori pesanti e come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Può essere evocato pronunciando una combinazione di lettere alfabetiche.[1]
Si dice che il Golem sia stato formato attraverso il testo Sefer Yetzirah: esso risale alla sapienza di Avraham e si distingue per l'esegesi sui segreti dell'alfabeto ebraico, delle sĕfirōt nel legame con l'anatomia del corpo umano, con i pianeti e con mesi, giorni e segni zodiacali: queste tre figure - l'uomo, il mondo e l'anno - rappresentano tre testimoni completi. Il maestro che voleva formare un golem, così si racconta, si serviva delle lettere ebraiche.
Il golem era dotato di una straordinaria forza e resistenza ed eseguiva alla lettera gli ordini del suo creatore di cui diventava una specie di schiavo, tuttavia era incapace di pensare, di parlare e di provare qualsiasi tipo di emozione perché era privo di un'anima e nessuna magia fatta dall'uomo sarebbe stata in grado di fornirgliela.
Nell'opera di Ahimaaz ben Paltiel, cronista medievale del XII secolo, si narra che nel IX secolo un rabbino, Ahron di Baghdad, scopre un golem a Benevento, un ragazzo a cui era stata donata la vita eterna per mezzo di una pergamena. Sempre alla fine del IX secolo, secondo la cronaca di Ahimaaz, nella città di Oria risiedevano dei sapienti ebrei capaci di creare golem, i quali smisero di praticare questa attività dopo una divina ammonizione.
Si narra che nel XVI secolo un sapiente europeo, il rabbinoJehuda Löw ben Bezalel di Praga, cominciò a creare golem per sfruttarli come suoi servi, plasmandoli nell'argilla e risvegliandoli scrivendo sulla loro fronte la parola "verità" (in ebraicoאמת?, mṯ). C'era però un inconveniente: i golem così creati diventavano sempre più grandi, finché era impossibile servirsene.
Il mago decideva di tanto in tanto di disfarsi dei golem più grandi, trasformando la parola sulla loro fronte in "morto" (in ebraico מת [met]); ma un giorno perse il controllo di un gigante, che cominciò a distruggere tutto ciò che incontrava. Il golem, non come deità ma come una sorta di angelo, la cui natura nella Qabbalah è segreta, però creato dal maestro in grado di unirne il potere spirituale alla Volontà di Dio, si racconta operasse anche per la difesa di alcune comunità ebraiche dell'Europa orientale. Ripreso il controllo della situazione, il mago decise di smettere di servirsi dei golem che nascose nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, nel cuore del vecchio quartiere ebraico, dove, secondo la leggenda, si troverebbero ancora oggi.
Queste opere diedero un nuovo e drammatico volto al golem, divenuto una creazione di mistici ambiziosi che inevitabilmente vengono puniti per la loro blasfemia (molto similmente alla storia del mostro di Frankenstein di Mary Shelley e all'homunculus dell'alchimia); un esempio di un golem di questo tipo lo troviamo nel racconto Il servo di Primo Levi, contenuto nella raccolta Vizio di forma. Alcuni considerano il golem come un precursore del moderno androide.
Nell'anno 2000 per il Festiva di Palermo sul Novecento diretto da Moni Ovadia, Francesco La Licata e Fabrizio Lupo presentano l'opera lirica prodotta dal Teatro Massimo di Palermo. L'opera tratta dall'omonimo racconto verrà rappresentata successivamente nel 2003 per il Festival REC di Reggio Emilia. Si tratta della trasposizione operistica della leggenda del Golem nella Palermo del secondo dopoguerra, un inventore e un costruttore di Pupi, si contendono la paternità dell'essere magico, generato secondo le regole alchemiche del Rabino Low, le vicende drammatiche tra incendi e crolli portano alla trasmutazione dell'inventore che si sdoppia tra un golem-umanoide e un secondo essere questa volta in forma angelica.
Il golem è anche presente come creatura benevola nel videogioco Minecraft, come boss nel videogioco Terraria e come nemico base nel videogioco The Witcher 3.
Il Golem - Come venne al mondo (Der Golem, wie er in die Welt kam, 1920) prequel del primo film, co-regia Carl Boese. Anche presentato come Der Golem wie in die Welt kam; Il golem; Bug uomo d'argilla e Bug, l'uomo d'argilla.
Grimm "Dyin' on a Prayer", Morire per una preghiera, (quarto episodio, quarta stagione [puntata 70 di tutto il telefilm]) l'episodio è dedicato ad un golem che, dopo essere stato evocato da un rabbino, uccide tutti gli esseri che feriscono il nipote dell'ebreo.
Sherlock, nel terzo episodio della prima stagione compare un serial killer soprannominato proprio "Golem" per la sua altezza e per la sua capacità di uccidere le vittime a mani nude; nel corso della puntata viene infatti fatto riferimento alla creatura mitologica da cui l'assassino prende il nome.
L'angelo e il Golem (2000) di Francesco La Licata (musica, progetto musicale e direzione d'orchestra) e Fabrizio Lupo (soggetto libretto, messa in scena e regia)
André Neher e Vanna Lucattini Vogelmann (traduzione), Faust e il Golem - Realtà e mito del Doktor Johannes Faustus e del Maharal di Praga, Firenze, Giuntina, 2005, ISBN88-8057-215-6.
Moshe Idel e Antonella Salomoni (traduzione), Il Golem - L'antropoide artificiale nelle tradizioni magiche e mistiche dell'ebraismo, Torino, Einaudi, 2006, ISBN88-8057-215-6.