Una delle possibili spiegazioni sull'origine della parola "grimorio" viene fatta derivare dal francese antico gramaire, parola avente la stessa radice di «grammatica» e «glamour».[2] Questo forse perché, verso la fine del Medioevo, le grammatiche latine (libri sulla sintassi e sulla pronuncialatina) erano il fondamento degli studi scolastici e dell'educazione universitaria, controllata dalla Chiesa cattolica e, per la maggioranza analfabeta della popolazione, tutti gli altri libri erano considerati di stregoneria. Il termine «grammatica» denotava inoltre, sia presso letterati che analfabeti, un libro contenente istruzioni.
Liber Aneguemis, conosciuto anche Liber Vaccae, è un apocrifo attribuito a Platone, tradotto in latino dall'opera arabaKitab an-nawamis del IX secolo, che sarebbe stata a sua volta la traduzione di un testo ellenistico concernente la dottrina platonica. Fra i più antichi grimori della storia, ha ispirato altri grimori e trattati di alchimia successivi.[7]
Libro del comando, che costituirebbe il quarto libro segreto del De occulta philosophia libri tres scritto dal mago rinascimentale Agrippa di Nettesheim, intitolato De cerimoniis magicis, con l'aggiunta dell'Heptameron di Pietro d'Abano.[9]
Nonostante esistano edizioni originali di quasi tutti i grimori citati, fin dal XIX secolo vengono messi in commercio dei falsi o delle edizioni mal tradotte (molti dei testi originali sono in francese o in latino, e piuttosto rari).
Alcuni considerano un grimorio moderno il Necronomicon, nato sul seguito dello pseudobiblium inventato da Howard Phillips Lovecraft, ispirato dalla mitologia sumera e dall'Ars Goetia, una sezione del Lemegeton che riguarda le invocazioni demoniache. Come esplicitamente indicato dallo stesso Lovecraft in molte delle sue lettere, il Necronomicon è una sua invenzione e non è mai esistito.
Anche il manoscritto Voynich potrebbe essere un grimorio, anche se il suo contenuto non è mai stato decifrato e potrebbe anche essere un falso storico.
Si conoscono anche libri di incantesimi più antichi, chiamati anche «papiri magici», e chiamati alcune volte «grimori» dagli studiosi contemporanei. La maggior parte di questi è stata recuperata tra le sabbie dell'Egitto ed è scritta in greco antico o in egizio demotico.[13]
^Trad. it.: Il Libro della magia sacra del mago Abra-Melin, così come è stato tramandato da Abraham l'Ebreo a suo figlio Lamech, Roma, Mediterranee, 1981.
^Maaike Van der Lugt, "Abominable Mixtures": The Liber vaccae in the Medieval West, or The Dangers and Attractions of Natural Magic, in "Traditio", vol. LXIV, pp. 229-277, Cambridge University Press (2009).
^Pubblicato come Henrici Cornelii Agrippae liber quartus de occulta philosophia, seu de cerimoniis magicis. Cui accesserunt, Elementa magica Petri de Abano, philosophi, Marburgo, 1559.
^Richard Cavendish, La magia nera, vol. I, pag. 165, Roma, Mediterranee, 1991.
^Lemegeton Clavicula Salomonis. The Lesser Key of Solomon, detailing the Ceremonial Art of Commanding Spirits Both Good and Evil, a cura di Joseph H. Peterson, Weiser Books Maine, 2001, pp. XI–XVII.
^David Pingree, Some of the Sources of the Ghāyat al-hakīm, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», vol. XLIII, pag. 2, Warburg Institute (1980). Cfr. anche: Willy Hartner, Notes On Picatrix, in «Isis», vol. LVI, n. 4, pag. 438, Winter (1965).