Un home computer (lett. "calcolatore casalingo") è un tipo di microcomputer pensato per l'utilizzo domestico, introdotto nel mercato nel 1977 e divenuto popolare negli anni ottanta. Vennero commercializzati ai consumatori come computer economici e accessibili che, per la prima volta, erano destinati all'uso di un singolo utente non tecnico.
Questo tipo di computer inizia a diffondersi a partire dalla fine degli anni '70, e diventa piuttosto comune nel corso degli '80 con i PC IBM. La denominazione marca anche la differenza dalla prima generazione dei microcomputer (dal 1974-1975 in poi) che era invece rivolta soprattutto a tecnici e hobbisti con buone capacità di saldatura, poiché furono spesso venduti in scatola di montaggio da assemblare dal cliente. Gli home computer erano invece alla portata di utenti senza alcuna conoscenza di elettronica e molti vennero pubblicizzati come strumenti interessanti per tutta la famiglia.
Il successo degli home computer e la loro diffusione presso il pubblico di massa divenne possibile grazie alla produzione massificata del microprocessore basato su chip di silicio. Come indicato dal nome, questi computer furono tendenzialmente impiegati in ambito domestico piuttosto che in contesti produttivi.
Gli home computer erano sfruttati prevalentemente per i videogiochi oppure per i primi approcci con la programmazione. Più raro era il loro utilizzo come strumenti di lavoro o di utilità domestica, magari associati a una unità esterna di memorizzazione a floppy disk e a una stampante.
A questa regola faceva eccezione l'Apple II, che venne commercializzato quasi subito con unità a disco ed era fornito di un sistema operativo DOS caricabile da disco. L'Apple II è in genere considerato il primo personal computer e pertanto viene spesso indicato come l'anello di congiunzione tra gli home e i personal computer.
In special modo dagli anni ottanta fu prodotta una pletora di modelli di home computer tra loro incompatibili, ma la maggior parte di questi non ebbe un significativo impatto sul mercato o sulla sua evoluzione. I modelli di maggior successo, prodotti da aziende come Apple, Atari, Commodore e Sinclair Research, vendettero milioni di unità, e contribuirono alla familiarizzazione delle masse con l'informatica. Vi furono anche tentativi di commercializzare espansioni hardware per trasformare le console in home computer, come Lucky e Coleco Adam, con scarso successo.
La categoria degli home computer si estingue nella prima metà degli anni '90, gradualmente soppiantata dall'ascesa dei personal computer, soprattutto gli IBM compatibili, che avevano appunto caratteristiche di compatibilità non possedute dagli home computer, e il cui prezzo stava scendendo fino a diventare abbordabile anche per l'utenza casalinga.
Gran parte degli home computer sono basati su processori a 8 bit, tipicamente il MOS Technology 6502 o lo Zilog Z80, ma dalla seconda metà degli anni '80 si affermarono anche alcune famiglie a 16 bit. Costruttivamente sono molto semplici; il corpo è formato principalmente da una voluminosa tastiera al cui interno trovano posto tutti i dispositivi del computer, che veniva in genere collegato a un televisore, mentre il monitor era opzionale. Sono dotati di interfacce native esclusivamente testuali e con memorie di massa dapprima costituite da audiocassette o cartucce e successivamente anche da floppy disk. Era molto comune la dotazione di joystick, mentre il mouse divenne un accessorio standard soltanto nella generazione a 16 bit.
Il sistema operativo di un home computer è, salvo poche eccezioni, proprietario e incompatibile con tutti gli altri. Consiste in una serie di subroutine di servizio e in un interprete in un linguaggio ad alto livello (generalmente il BASIC) che funge anche da shell per i comandi, ed è scritto in una memoria ROM da cui viene anche eseguito. È rigorosamente monoutente e monotask (può cioè eseguire un solo task per volta), e non prevede driver o altro software di sistema.
Di seguito sono elencati i modelli di home computer più popolari e/o storicamente più significativi con la data di introduzione sul mercato indicata tra parentesi: