Ivan il Terribile è il soprannome dato a un criminale di guerra che ha lavorato come guardia del campo di sterminio di Treblinka. Il soprannome allude a Ivan IV, noto anche come Ivan il Terribile, il famigerato zar di Russia. Il nome di "Ivan il Terribile" divenne noto a livello internazionale in seguito al processo di John Demjanjuk del 1986. Nel 1944, una guardia di nome "Ivan", condivise i suoi compiti e il suo comportamento estremamente violento con una guardia di nome "Nicholas" e fu menzionata[1] nella letteratura sui sopravvissuti (Rok w Treblince di Jankiel Wiernik, in inglese A Year in Treblinka, del 1945).
John Demjanjuk fu il primo ad essere accusato di essere l'Ivan il Terribile del campo di Treblinka: fu giudicato colpevole di crimini di guerra e fu condannato a morte per impiccagione. Successivamente fu reso noto del materiale a sua discolpa dagli archivi sovietici sotto forma di identificazioni contrastanti, facendo identificare Ivan il Terribile come un certo Ivan Marchenko, portando così la Corte Suprema di Israele ad assolvere Demjanjuk nel 1993 per un ragionevole dubbio.[2] Demjanjuk fu successivamente estradato in Germania e condannato nel 2011 per crimini di guerra per aver prestato servizio nel campo di sterminio di Sobibór.
Treblinka fu gestita da 20 a 25 sorveglianti SS e da 80 a 120 guardie Hiwi di varie altre etnie, inclusi i prigionieri di guerra russi e ucraini dell'Armata Rossa: sia i sorveglianti che le guardie furono assistiti da un gruppo di detenuti ebrei, noti come Kapos, sfruttati in qualità di responsabili dei prigionieri.
Il nome Ivan non fu un nome insolito nel campo: è infatti un nome comune tipicamente ucraino,[3] russo e bielorusso. Il Volksdeutsche fu noto per avere nomi propri slavi:[4] un esempio potrebbe essere Ivan Klatt, che prestò servizio nel campo di sterminio di Sobibor come capo della guardia ucraina.
Secondo Rajchman, a Treblinka lavorarono sei uomini di nome Ivan.[3] La stragrande maggioranza delle guardie Hiwi addestrate presso la struttura del campo di Trawniki dovette fare i conti con i problemi linguistici: tra loro ci furono un certo numero di Volksdeutsche,[5][6] apprezzati perché in grado di esprimersi in tedesco, ucraino, russo e altre lingue, in alcuni casi anche lo yiddish di base. Il comando SS tedesco e austriaco, i polacchi locali e i detenuti ebrei spesso si riferirono alle guardie come ucraini non solo a causa della loro etnia, o perché provenienti dall'Ucraina,[7] ma perché parlavano ucraino tra loro[8] nonostante la maggior parte dei comandanti fossero Volksdeutsche.[6][5]
Anche se ci furono più guardie note con "Ivan" a Treblinka,[3] Ivan il Terribile fu considerato un ucraino.[9] La sua funzione nel campo fu quella di azionare i due motori dei carri armati per alimentare le camere a gas,[9] motori installati e messi a punto dall'SS-Scharführer Erich Fuchs.[10][11]
Il sopravvissuto all'Olocausto Chil Rajchman testimoniò che Ivan aveva circa 25 anni quando operò nel campo divenendo noto per la sua estrema crudeltà:[9] era infatti solito tagliare le orecchie ai lavoratori mentre passavano, e queste persone erano poi costrette a continuare a lavorare mentre sanguinavano e poco dopo avrebbe proceduto ad ucciderli: torturò anche le vittime con le spranghe, una spada e le fruste prima di entrare nelle camere a gas.[3][12]
La vera identità della guardia denominata "Ivan il Terribile" non è stata determinata in modo certo e definitivo. Per tutti gli anni '70 e '80, John Demjanjuk, un lavoratore di origine ucraina emigrato negli Stati Uniti, è stato accusato di essere Ivan:[13] fu processato in Israele nel 1988 e condannato a morte, ma la condanna fu annullata.[14][15]
Un evento straordinario durante il processo in Israele coinvolse il testimone chiave dell'accusa, Eliyahu Rosenberg. Alla domanda dell'accusa se avesse riconosciuto Demjanjuk, Rosenberg chiese a Demjanjuk di togliersi gli occhiali "così posso vedere i suoi occhi"; Rosenberg si avvicinò e scrutò da vicino il volto di Demjanjuk, quando Demjanjuk sorrise e gli porse la mano, Rosenberg indietreggiò e gridò:«гро́зный! ( Grozny!)» che significa "terribile" in russo, «Ivan», disse Rosenberg. "Lo dico senza esitazione, senza la minima ombra di dubbio. È Ivan di Treblinka, delle camere a gas, l'uomo che sto guardando ora. Ho visto i suoi occhi, ho visto quegli occhi assassini", disse Rosenberg alla corte, fissando Demjanjuk. Rosenberg poi esclamò direttamente verso Demjanjuk: "Come osi allungare la mano, assassino che sei!"[16]
In seguito fu rivelato che Eliyahu Rosenberg testimoniò già in una deposizione del 1947 che "Ivan il Terribile" fu ucciso durante una rivolta dei prigionieri.[17] Il 29 luglio 1993, la Corte Suprema israeliana annullò il verdetto di colpevolezza in appello. La sentenza si basò su delle nuove prove, le dichiarazioni scritte di 37 ex guardie di Treblinka (alcune delle quali furono giustiziate dall'Unione Sovietica, altre erano già morte di vecchiaia, e quindi non poterono essere interrogate) che identificarono Ivan il Terribile come un altro uomo di nome Ivan Marchenko (forse Marshenko, o Marczenko).[18][19] Un documento descrisse Ivan il Terribile con i capelli castani, gli occhi color nocciola, la faccia squadrata e una grande cicatrice fino al collo; al contrario, Demjanjuk era biondo scuro con occhi grigi, dalla faccia tonda e nessuna cicatrice del genere.[20][21]
Secondo una testimonianza, Marchenko fu visto l'ultima volta in Jugoslavia nel 1944. Secondo la testimonianza di Nikolay Shalayev, un operatore russo delle camere a gas di Treblinka, lui e Marchenko insieme a due tedeschi e due ebrei, azionarono il motore per il gas di scarico immesso nelle camere a gas.[22] Shalayev e Marchenko furono trasferiti da Treblinka a Trieste nel luglio 1943, dove Marchenko fu incaricato di sorvegliare i magazzini tedeschi e una prigione locale. Nel 1944, mentre le forze alleate si avvicinavano, Marchenko e un autista di nome Gregory "fuggirono in un'auto blindata in Jugoslavia unendosi ai partigiani".[22] Shalayev vide Marchenko l'ultima volta nella primavera del 1945, a Fiume, dove lo vide uscire da un bordello. Marchenko disse a Shalayev che si era unito ai partigiani jugoslavi. Ancora nel 1962, le autorità sovietiche lo stavano cercando.[23]
I documenti sovietici crearono dei dubbi abbastanza ragionevoli da riconsiderare la figura di Demjanjuk e annullare la sua precedente condanna.[24] Alcune delle prove che portarono al rilascio di Demjanjuk nel 1993 vennero alla luce negli anni precedenti e furono volontariamente nascoste agli israeliani dall'Office of Special Investigations (OSI) del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che spinse Israele ad accusare Demjanjuk di essere Ivan il Terribile.[25]
Gilbert S. Merritt Jr., giudice della Corte d'Appello degli Stati Uniti, così disse della gestione del caso Demjanjuk da parte dell'OSI:"Oggi sappiamo che loro (l'OSI, l'accusa nel caso e il Dipartimento di Stato) mentirono spudoratamente. Anche allora sapevano senza dubbio che Demjanjuk non era Ivan il Terribile, ma ci hanno nascosto l'informazione. Mi dispiace di non aver avuto l'informazione in quel momento. Se l'avessimo avuta, non avremmo mai pronunciato la sentenza a favore della sua estradizione in Israele". Merritt affermò che ciò che accadde in aula fu "a dir poco una caccia alle streghe. In retrospettiva, mi ricorda i processi alle streghe a Salem, in Massachusetts di 300 anni fa. L'accusa, consigliata dall'OSI, presentò i documenti e i testimoni, la cui testimonianza si basò su emozioni e isteria, ma non su prove concrete. Con mio rammarico, ci abbiamo creduto. Questa istanza è un ottimo esempio di come la giustizia può essere distorta."[26]
John Demjanjuk fu successivamente estradato in Germania con l'accusa di essere un'altra guardia di nome Ivan Demjanjuk, che prestò servizio nel campo di sterminio di Sobibor. Durante il processo, il problema dell'identità tornò ad essere la chiave. Demjanjuk affermò di non essere l'Ivan Demjanjuk che si presume fosse una guardia a Sobibor, e che la carta d'identità del Trawniki fornita dall'OSI alla Germania, e su cui l'accusa basò il caso, fu un falso del KGB sovietico.[27] Il 12 maggio 2011, Demjanjuk fu condannato in attesa di appello da un tribunale penale tedesco per essere una guardia nel campo di sterminio di Sobibor. L'appello di Demjanjuk non era ancora stato ascoltato dalla Corte d'appello tedesca quando morì nel marzo 2012. Di conseguenza, il tribunale distrettuale tedesco di Monaco lo dichiarò un "presunto innocente", confermando anche che la precedente condanna provvisoria di Demjanjuk era stata invalidata e che Demjanjuk era stato assolto da qualsiasi precedente penale.[28]
Ivan Marchenko non fu inserito nella lista dei nazisti più ricercati. Marchenko, se fosse ancora vivo e dovesse essere catturato, avrebbe avuto 110 anni nel 2021, e quindi è improbabile che venga processato. Il documentario Netflix Il boia insospettabile (in inglese: The Devil Next Door) mostra dei documenti che indicano la data di nascita di Ivan Marchenko del 2 marzo 1911, e inoltre, sempre nel documentario, si mostrano dei documenti in cui Demjanjuk mostra il nome da nubile di sua madre quale Marchenko.