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| Madonna in trono col Bambino tra angeli e santi | |
|---|---|
| Autore | Cima da Conegliano |
| Data | 1492 circa |
| Tecnica | Olio su tavola trasportato su tela |
| Dimensioni | 235×150 cm |
| Ubicazione | Duomo, Conegliano |
La Pala di Conegliano (Madonna in trono col Bambino tra angeli e santi) è un dipinto olio su tavola trasportato su tela (235x150 cm) del pittore italiano Cima da Conegliano, realizzato intorno al 1492 e conservato nel duomo di Conegliano.
Pensata come pala d'altare per il Duomo di Conegliano, città che diede i natali all'artista e nella quale è ancora visibile la dimora del pittore, la Madonna in trono fu commissionata da Francesco Codroipo e Giovanni della Pasqualina negli anni 1490, quando il Cima era attivo in Venezia, sotto le influenze di Giovanni Bellini, della cui impostazione artistica la pala coneglianese risente.
Dopo oltre cinque secoli, la pala è ancora conservata dietro l'altare maggiore del Duomo di Conegliano ed è l'unica opera che l'artista ha lasciato in questa città.
Nel XX secolo, causa le condizioni precarie del legno si è reso necessario il trasferimento su tela, mediante la tecnica del rullo termico. Nel 2009 l'opera è stata restaurata presso il laboratorio di Renza Clochiatti Garla.
La tavola rappresenta centralmente la Vergine in trono col Bambin Gesù in grembo, sul lato sinistro i santi Giovanni Battista, Nicola e Caterina d'Alessandria, sul lato destro i santi Apollonia, Francesco d'Assisi (santo pilastro, appunto, precursore con la croce astile) e Pietro (santo pilastro fondatore, con il libro della Parola aperto), questi ultimi due sostengono l'intera struttura architettonica. Ai piedi del trono due figure di fanciulli musicanti danno movimento alla scena principale, ossia una sacra conversazione, le cui figure si mostrano assorte.
Analizzando più da vicino i singoli soggetti, per un totale di dieci, ciascuna figura sembra avere la sua autonomia:
Lei è posta sopra tutti i santi perché è Madre di Dio, Regina e ausiliatrice. Ha provato tutti i dolori, dal parto allo strazio del figlio Gesù, crocefisso, quindi non può non capire le angosce delle persone a cui si rivolge.
La composizione è inserita in un contesto architettonico che guarda alla sobrietà e alla classicità delle forme, con una cupola al di sopra della scena nei cui pennacchi compaiono gli evangelisti Giovanni e Marco, quest'ultimo patrono della terra veneta, entrambi rappresentati all'interno di un cerchio, simbolo della perfezione, intorno a loro si trova un motivo di uva e viti (La chiesa, vigna di Cristo) che decora le vele dell'archivolto a lacunari e gigli, simboli della verginità della Madonna.
Alle spalle del trono, una volta a botte con cassettoni, dietro la quale si apre un cielo azzurro con nuvolette bianche, il quale avvolge di grande luminosità il tutto.