La Prima Categoria 1913-1914 è stata la 17ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, disputata tra il 12 ottobre 1913 e il 12 luglio 1914 e conclusa con la vittoria del Casale, al suo primo e finora unico titolo.
Nel campionato italiano 1912-1913, il primo in cui venne stabilita la retrocessione,[1] si qualificarono all'ultimo posto dei rispettivi gruppi del campionato dell'Italia settentrionale la Juventus nel girone piemontese, il Racing Libertas nel girone lombardo-ligure, e il Modena nel girone veneto-emiliano.[2] Queste tre squadre sarebbero dovute retrocedere in Promozione, ma le falle del regolamento diedero fiato alle proteste del Racing e del Modena, che rifiutarono di iscriversi fra i cadetti. Per la Juventus, invece, la situazione era più complicata: infatti, essendo il Piemonte l'unica regione già uniformata al regolamento organico, non sussistevano impedimenti per l'Alessandria, vincitrice della locale cadetteria, a ottenere un posto nella massima divisione nazionale a scapito dei bianconeri. Nella società torinese si indisse al riguardo un'assemblea in cui i toni divennero subito accesissimi, tanto da ventilare lo scioglimento della società e da rischiare l'intervento dei Regi Carabinieri per mantenere l'ordine.
All'Assemblea Federale del 24 agosto 1913 furono proposti due piani di riforma dei campionati: il progetto Minoli che proponeva l'allargamento di ogni girone eliminatorio da 6 a 8 squadre, e il progetto Baraldi-Baruffini, che invece proponeva un ampliamento a 10 squadre. Neanche questo piano risolveva tuttavia il problema dei bianconeri dato che, unendo il Comitato Regionale Ligure a quello Piemontese si saturava di fatto il girone subalpino, non lasciando spazio per il ripescaggio della Juventus. La soluzione arrivò dall'ingegner Umberto Malvano, ex giocatore ed ora arbitro e dirigente federale, e dal dirigente nerazzurro Francesco Mauro, fratello del Presidente del Comitato Regionale Lombardo, avvocato Giovanni Mauro, che proposero di togliere il Brescia dal girone lombardo[4] e di modificare il progetto Baraldi-Baruffini inserendo la Juventus e il Novara nel girone meneghino;[5] ciò in ragione del posto libero originato dalla fusione delle squadre locali del Lambro e Unitas – le quali avevano ottenuto la promozione in Prima Categoria al termine della stagione – nell'AC Milanese, che portò anche al ripescaggio del Racing Libertas, ultimo classificato del girone lombardo-ligure, oltreché allo spostamento del Brescia, settimo nel campionato di Promozione 1912-13 ed elevato d'ufficio nella massima categoria, nel raggruppamento veneto.[5]
Il vincitore del torneo maggiore veniva individuato nella primatista del girone nazionale, composto dalle 2 squadre meglio classificate nei rispettivi gironi regionali o interregionali a dieci squadre.
Il vincitore del torneo centro-meridionale doveva uscire dalla sfida fra la miglior squadra del Sud e la sua corrispondente del Centro Italia, sortita dalla sfida fra i campioni di Toscana e i loro colleghi laziali.
Il sistema di retrocessione non fu applicato neanche alla fine di questa stagione, per cui tutte le squadre che dovevano essere retrocesse in Promozione furono ripescate l'annata successiva.
Nel 1909, all'Istituto Tecnico di Casale Monferrato, si tenne un'infuocata assemblea. Il professor Raffaele Jaffe interpretò la rabbia dei casalesi per la seconda vittoria consecutiva che la Pro Vercelli aveva appena ottenuto in campionato il 28 aprile. Le due città erano divise da ataviche rivalità di origine medievale, e i casalesi non potevano tollerare di vedere questa continua serie di successi vercellesi. Fu così che si decise di fondare una squadra con l'esplicito intento di fermare i Leoni; la scelta del colore delle maglie fu ovvia: in contrapposizione alle Bianche Casacche della Pro, il neonato Casale sarebbe sceso in campo vestito completamente di nero.
Finalmente, dopo una continua serie di rafforzamenti, nel 1913 i nerostellati ottennero ciò per cui erano sorti. Nel girone ligure-piemontese la lotta fu durissima, complice l'inserimento nella contesa del Genoa di George Davidson protagonista dei primi casi clandestini di calciomercato,[6] ma alla fine i casalesi riuscirono per un solo punto a eliminare la Pro, che così perdeva il titolo dopo tre anni di fila di egemonia.
Dato però che l'appetito vien mangiando, i nerostellati a questo punto provarono a dare l'assalto al primato nazionale. Nel girone finale, tolta la solita irrilevante presenza delle compagini venete, ci si trovò di fronte anche l'Inter e la rinata Juventus, che avevano a loro volta estromesso un Milan colpito dall'ennesima defezione, quella del diciannovenne Renzo De Vecchi verso Genova per uno stipendio faraonico da 24.000 lire.[7] Erano tuttavia due formazioni ancora convalescenti dopo gli insuccessi degli ultimi anni, le quali non poterono dare fastidio al Casale che, con due vittorie contro i genoani usciti societariamente malconci dal processo conseguente alla denuncia subita dai cugini doriani cui avevano ingaggiato ben tre giocatori,[8] riuscì a ottenere uno storico, incredibile titolo italiano, confermato contro la sempre malcapitata Lazio, che pur aveva dominato il torneo centro-meridionale, imponendosi in tutte le 14 partite segnando in totale ben 65 reti e subendone solo 5. I biancocelesti capitolini, pur risultando nettamente la miglior formazione centro-meridionale, non erano ancora, infatti, in grado di competere con le maggiori squadre settentrionali. Il Casale ebbe così gioco facile ad imporsi sulla Lazio: a Casale Monferrato i nerostellati, dopo un primo tempo un po' più sofferto (chiuso in vantaggio per 1-0), dilagarono nella ripresa imponendosi per 7-1; al ritorno a Roma la partita fu più equilibrata, con il Casale che si impose per 2-0, con una rete per tempo (una delle quali in sospetto fuorigioco). Casale Monferrato divenne così – a esclusione delle intricate vicende del 1922 – la più piccola città del Bel Paese a vincere un regolare campionato di calcio.
^Cfr. quanto scritto da Davide Rota e Silvio Brognara nel libro, Football dal 1902 – la storia della Biellese, edizioni del giornale "Il Biellese", 1996.
^Diversa la situazione dell'Italia peninsulare, dove due gironi erano incompleti e quindi immuni da retrocessioni, mentre in quello laziale il problema non si pose poiché già una squadra, l'Alba Roma, in quanto economicamente dissestata era stata automaticamente esclusa dal campionato.
^Almanacco dello Sport: La vita sportiva dell'Italia e dell'estero in tutte le Sue manifestazioni, Anno I (1914), Firenze: R. Bemporad e Figlio, 1914, p.359. Consultabile presso la Biblioteca digitale dello SportArchiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive., del CONI. URL consultato il 19 marzo 2009.
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Dall'Annuario Italiano del Football stagione 1913-14 di Guido Baccani edito dalla De Agostini di Novara, conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e dalla Biblioteca Universitaria Estense di Modena che cita Malvano a pag. 96 (Juventus F.B. Club nella commissione sportiva: Umberto Malvano) e a pag. 105 (seguito di pag. 102 elenco Arbitri Ufficiali) arbitri di Torino: Malvano Ing. Umberto - Corso Umberto, 57.
Dal bollettino ufficiale della F.I.G.C.Il Calcio del 1914 (elenco riviste digitalizzate della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) a pag. 1 del comunicato n. 1 del 15 ottobre 1914 Malvano risulta essere il Vice Presidente della F.I.G.C.
^abcdefgIl "Regolamento Campionati", pubblicato dalla "Lettura Sportiva" di Milano il 23 agosto 1909 e ripubblicato integralmente dal libro "Azzurri 1990" edito a Milano dalla FIGC e Biblioteca Nazionale Braidense e dal libro di Carlo Fontanelli "Un gioco da ragazzi - I campionati italiani della stagione 1909-10" a pag. 16, stabilì con l'articolo 11 che " ... Se una squadra fa giuocare in gare di campionato un giuocatore non classificato ( = non tesserato ), perderà il beneficio di due punti se ha vinto e questi andranno a vantaggio dell'avversario per uno a zero. ".
^abcdLe partite del 18 gennaio furono rinviate di una settimana per condizioni meteorologiche avverse, facendo slittare le altre giornate e il termine del campionato di una settimana.
^Novara-Inter 2-3: secondo La Stampa del 2 marzo, p. 4 finì 1-3.
^L'incontro del 4 gennaio finì 3-0 per il Novara come conferma La Gazzetta dello Sport. Secondo Il museo del Como si disputò il 26 aprile 1914 e terminò 3-1 per il Novara. Si può presumere che l'incontro del 4 gennaio fosse stato annullato e ripetuto.[senza fonte]
^In alternanza col Venezia, che era in trasferta quando i Volontari giocavano al Sant'Elena.
^Secondo La Stampa (che però aveva pubblicato solo il risultato ma non la cronaca), il Venezia espugnò Modena 2-0 alla prima giornata, ma si tratta verosimilmente di un errore d'inversione del risultato.[senza fonte]
^Vicenza-Casale venne rinviata per maltempo e spostata al 28 giugno. Divenuta irrilevante per l'esito della classifica venne disertata dal Casale che per comportamento antisportivo subì una pesante multa dalla Federazione in aggiunta alla perdita della gara per forfait.
^La partita di ritorno tra Genoa e Vicenza, da disputare sul campo neutro di Brescia per squalifica di un mese al campo bianco-rosso, ma non venne disputata per rinuncia del Vicenza.