Structures from Silence album in studio | |
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Artista | Steve Roach |
Pubblicazione | 1984 |
Durata | 59:00 |
Genere | Musica d'ambiente[1] New age[2] |
Etichetta | Fortuna |
Produttore | Steve Roach |
Steve Roach - cronologia | |
Recensione | Giudizio |
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AllMusic | |
Piero Scaruffi | 8/10 |
OndaRock | Consigliato[3] |
Exclaim! | 7/10[4] |
Structures from Silence è un album in studio di Steve Roach del 1984.
Nel 2001 è uscita una versione rimasterizzata di Structures from Silence, mentre al 2014 risale una sua edizione deluxe, con tracce bonus, che celebra il suo trentennale. Dell'album è uscita anche una versione album video (1987), che riproduce immagini realizzate da Marianne Dolan.[5]
Structures from Silence rappresenta la prima vera e propria incursione dell'artista nella musica d'ambiente, genere che ha approfondito dopo gli album degli esordi, ancora vicini all'estetica sonora di Vangelis e dei Tangerine Dream.[6] Le tre lunghe composizioni del disco vennero registrate fra il 1982 e il 1984[6] e si caratterizzano per gli accordi diafani e le armoniche sospese.[5] Reflections In Suspension è basata sulla variazione di due figure melodiche sovrapposte fra loro e sugli accordi delicati che si ripetono ciclicamente,[1][6] la seguente Quiet Friend riprende la formula sonora del primo brano in maniera più eterea[6] mentre la conclusiva title track sarebbe invece una "mezz'ora di beatitudine contemplativa, piena di droni fusi e note alte che brillano e svaniscono".[1]
Structures from Silence è stato accolto molto positivamente dalla critica e viene considerato da alcuni uno degli album ambientali migliori di sempre.[1][7] Piero Scaruffi ha dato ad esso un voto pari a 8/10 e afferma che si tratta di uno degli album solisti migliori dell'artista insieme a Dreamtime Return (1988) e World's Edge (1992).[6] Lo Yoga Journal ha affermato che "da qui (l'album Structures from Silence) gli ascoltatori vengono trasportati da una dolce corrente di maestosi bassi, rintocchi e nuvole sfocate di suoni in bilico", mentre la rivista Fact afferma che si tratta di uno degli album ambient più importanti mai realizzati.[7] AllMusic dà all'album il massimo dei voti e sostiene che "la profondità dei dettagli, dalle alte note e dai toni scintillanti, alle spazzate synth semi-orchestrali e ai bassi droni che fanno le fusa, rendono piacevole l'ascolto", mentre Pitchfork lo considera il trentatreesimo disco ambientale migliore di sempre.[1] Il Weekly World News sostiene che l'album sia in grado di "catturare gli accordi del paradiso".[8]